La Magna Carta dei badenghi

14 luglio 1212: una data che deve rimanere impressa nella mente di ogni badengo. E’ il giorno della riscossa, della libertà. In quel giorno il popolo del Castello dell’Abbadia strappò all’abate delle concessioni importantissime, quasi pioniere di un nuovo Diritto che di lì a poco si sarebbe affermato anche altrove. Il Costituto badengo è la nostra Carta di Franchigia, che ci permise di diventare da semplici sudditi a interlocutori. Esso precede di tre anni la famosa Magna Carta inglese, la quale risale al 1215. Certamente l’importanza della Carta inglese è su un altro livello; ma ci permettiamo di far notare che, mentre in Inghilterra si toglievano poteri alla Chiesa per darli ai Nobili, qui tre anni prima si toglievano poteri alla Chiesa per darli al Popolo. Questa differenza per noi è importante e ci riempie di orgoglio. Il grande poeta inglese Edward Hutton nella sua opera “Toscana Sconosciuta” scrive a riguardo:

 

[…]”tre anni prima che i baroni inglesi conquistassero i loro diritti a Runnymede questi servi di montagna avevano domandato e anche ottenuto la loro Magna Carta. Il trionfo fu anche maggiore perché sia il Papa che l’Imperatore avevano sempre favorito gli Abati e protestavano contro le pretese dei villaggi sottomessi, di eleggere funzionari, di ottenere statuti e di negare agli abati le loro imposte”

 

E questa testimonianza ce l’ha lasciata un inglese… Certo il potere abbaziale non scomparve, ma si vide costretto a confrontarsi con i rappresentanti del castrum su un piano diverso rispetto a prima. C’è da dire che il tipo di potere esercitato dall’abate non era di tipo vessatorio o tirannico, ma di sicuro il popolo fu più libero dopo quel sabato 14 luglio. Di seguito riportiamo la lettera dell’Abate Rolando nella quale dovette rispondere alle richieste degli abitanti di Castel Di Badia. La traduzione di questa lettera la dobbiamo al concittadino Claudio Contorni che si è occupato di trovarla, di recarsi all’Istituto Germanico di Roma -dove ci sono i testi che la riportano- e di tradurla dal latino.

Approfittiamo del presente articolo per lanciare una proposta. Quest’anno probabilmente non si farà la rievocazione storica de “L’Offerta dei censi” ma -se mai verrà re-organizzata- proponiamo di convertirla nella “Rievocazione del Costituto Badengo”. La data e il periodo del Costituto coincidono con il periodo storico e addirittura con la settimana in cui si svolge l’Offerta dei censi (secondo fine settimana di luglio). Soltanto i costumi della rievocazione sono inspirati a un periodo di poco successivo (fine del XIII secolo). E’ nostra assoluta convinzione che un popolo è più orgoglioso di celebrare il giorno della sua emancipazione piuttosto che l’atto di pagare le tasse. Già con questa mutata concezione potrà rifiorire anche tale festa, che oggi viene addirittura detestata da alcuni; ma che invece potrebbe raggiungere un fascino unico se attingesse ad un passato vero, di storia vissuta, piuttosto che a un episodio secondario e non di certo festoso come offrire i censi all’abate -in segno di sottomissione. Inoltre proponiamo di dedicare una via o una targa –ma sarebbe più giusto un monumento- a due personaggi di allora: Petacio e Merisio.  I due badenghi sono passati alla storia come le guide della rivolta, coloro che portarono il Castrum alla gloria grazie alla nascita del Costituto.

 

RISPOSTA DELL’ABATE ROLANDO 

In nome di Dio eterno, nel suo anno 1212, sotto la sovranità di Ottone, imperatore dei Romani, in  questo secondo sabato delle idi di Luglio, documento XV. Sappia l’età presente e la posterità in che modo io Rolando, abate del San Salvatore, assieme ai miei Fratelli sotto citati, col presente documento a voi Petacio e Merisio, consoli del castello di Badia, destinatari tanto voi quanto tutto il comune del predetto castello, intendiamo rispondere al primo capitolo delle  vostre richieste, vale a dire:

1-relativamente al consolato: ciò che per uso o norma aveste da lungo tempo fino ad oggi per concessione dei nostri predecessori e da noi oggi, così d’ora in poi vi sia concesso, fatto salvo il diritto della chiesa, e lo manteniate. E ciò per un sano e trasparente modo di rapportarsi fra ambedue le parti.

2-parimenti concediamo: che il padre lasci tutti i suoi beni al figlio e viceversa, lo zio paterno o materno ai suoi nipoti maschi o femmine e viceversa; e d’ora in poi sia così con il beneplacito dell’abate pro  tempore. In modo tale che qualunque sia la morte, l’uno subentri all’altro così come è stato detto.

3-vi concediamo inoltre: che quelli che a noi debbano servizi ed opere allora, lasciata loro la terza parte, le rimanenti due parti a noi paghino o otto denari al posto delle opere.  Inoltre concediamo anche, contrariamente al patto dei quattro massaioli più importanti del predetto  castello, sia deliberato che quelli che erano soliti darci gandia, facciamo in modo di porre fine anche al loro impegno.

4-così pure per quanto riguarda la soccida concediamo quanto dicemmo sopra circa i servizi e le opere. Circa i servizi in verità, anche dai tempi antichi ci erano resi e sono da ricondursi al tributo per i 30 o 20 o 10 anni trascorsi, così concediamo che siano sospesi per il futuro, così come sono allo stato attuale, e nessuna pena debita ed indebita sia applicata, se non dopo che il signore nominato pro tempore o un suo nunzio abbia ritenuto di imporla.  Similmente circa le indebite esazioni, è evidente ciò di cui fate cenno, ovvero che chiunque sia riscattato dal suo giuramento, se necessario.

5-parimenti vi rimettiamo da tutti i legami così da avere libertà di vendere, donare e obbligare; fatti salvi tuttavia quei servizi, che di seguito ci dovete. Si faccia attenzione che a nessuna persona sospetta, o che non sia coabitante del predetto castello, sia fatta vendita o donazione o lo stesso obbligo.

6-allo stesso modo similmente in merito ai feudatari concediamo e stabiliamo che se il cavallo del feudatario sia morto o ferito risarciremo secondo gli usi ecclesiastici.

7-per coloro inoltre che fanno gli stallieri, da qui ai cinque anni che verranno non saranno vincolati, da ora in poi con equo giuramento dei quattro massaioli decideranno che cosa dovranno fare.

8-la stessa cosa vale per i castagni ovvero, con giuramento dichiarato dei quattro massaioli rappresentanti del predetto castello, dei quali castagni solitamente la chiesta tagliava quando era necessario, da ora in poi da quelli ne prenderemo solo per la stretta necessità della casa e non per darli ad altre persone.

9- inoltre pubblicamente vi promettiamo: che dalla festa di san Pietro fino a due anni oltre  pagheremo tutto ciò che è noto essere debito fuori dalla nostra Terra, e ciò senza alcun danno o molestia. E affinché tutte queste cose rimangano decise in perpetuo, abbiamo ordinato quindi che siano fatte con documento pubblico e firmate pubblicamente. Hanno inoltre dato il loro consenso a questo documento il presbitero e monaco Ugo, il signore Mauro, sacerdote e monaco, il presbitero Palma, anche lui monaco, il presbitero e monaco Bono, il signore Guineldo, levita e monaco, il signore Guido, suddiacono e monaco, fratello Emanuele, monaco, fratello Bartolomeo, monaco, fratello Alessandro, monaco; hanno dato il consenso anche i conversi e fra questi Aliotti, Benincasa e Iacobi. L’atto è stato redatto nel chiostro della suddetta chiesa in presenza di questi testimoni, cioè: di Oddone Greco e Guglielmo Cornelle, consoli di Orvieto, Pietro Caromini, Oderisi Rainaldi, Bifulco, Abrigamonti Gani, Boncompagno Ranucci de Arari cittadini della predetta città, e Orlandini Alessandri di Acquapendente e di molti altri chiamati a ciò. Inoltre per tutte le cose delle quali si legge sopra giureranno di mantenerle in eterno tutti gli uomini del Castello di Badia, fatta salvo il rispetto delle leggi che è dovuto nei confronti di tutti quanti coloro che vivono nell’abbazia e dell’Abate pro tempore, e fatta salva inoltre la devozione nei nostri confronti. Io Iacobo (come nel sigillo notarile) notaio imperiale, ho assistito questi uomini e, affinché si legga quanto sopra sia trascritto, interpellato scrissi e condussi a termine.

 

Per approfondimenti:

“Uomini e comunità del contado senese” di Odile Redon.

“Gente Badenga” di Carlo Nardini

 

*Si ringrazia Claudio Contorni per aver tradotto l’importantissima lettera dell’Abate, rendendola consultabile e alla portata di tutti

*In copertina: copia della Magna Carta inglese

(Antonio Pacini)

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